Non morirò finché non avrò vinto! La mia fantasticheria è come una febbre, sulla quale prendo la forma di un uomo addormentato.
Giù, quindi, a un castello maestoso, con mura dorate e scale di marmo; un maledetto pazzo è morto,
il cui occhio è sull’oro.
Là, sul pavimento intriso di sangue, sono bianco come il peccato di un profeta prima che ti temo.
Delicata, delicata è la nebbia bianca intorno alla mia spalla! E ogni volta che alzo lo sguardo e guardo l’occhio caldo, lì, una fiamma di fiamma.
Una notte vi vedo una forma orribile, un gigante mostruoso, un pallido cavallo della notte che galoppa,
su, su va, in cupa agitazione, tra le spesse mura nere.
“Cosa vedi, dio?”
«Un nemico del castello che è mio.
In nome di Dio, vieni da me!
Ti desidero.
Dalla tomba e per il cielo vado a lui; là, dove si esauriscono i raggi
di luce a mezzogiorno, nascerai! Tu nascerai!
Quanto sono forti le grida!
Che batteria!
Il mare bolle!
Sei nato!
Com’è doloroso il parto, e com’è dolce la nutrice, che nutre la fanciulla!
‘Tu nascerai!